MASTRO SANTI DEL SERE
Da uno manufatto gravemente conservato, riflessioni sulla
perdita dei mestieri artistici e al restauro.
Nella mia bottega passano sporadicamente turisti e clienti
ai quali ho il piacere di far conoscere la mia attività, che riguarda
principalmente la lavorazione del legno e il suo restauro.
La domanda che ricorre sempre ha il solito interrogativo, dopo di lei chi porterà avanti la sua attività e il suo saper fare? In questi incontri nella mia bottega, e nelle pubblicazioni che scrivo nelle mie website, blog e social, documento gli interventi di restauro e corsi sulle arti applicate inerenti alle discipline legate alla lavorazione del legno e alla sua conservazione. |
Dimostrazioni durante mostra antiquaria di Cortona |
Le nuove tecnologie aiutano e tramite loro, danno la
visibilità, oltre a documentare i miei interventi, cerco anche di suscitare un
interesse sul tema della mancanza di professionalità e perdita della cultura
dei mestieri artistici tradizionali.
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cofanetto prima degli interventi di restauro documentati nella mia website
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Il mio parere, e i miei punti di vista, alla domanda che mi
fanno a riguardo della perdita di questo patrimonio culturale, tocca molti
punti di vista: dalla perdita dell'interesse per un arredamento classico, al
consumismo, all'arte concettuale, alla perdita della formazione di laboratorio
degli Istituti d'Arte, dove un ragazzo faceva i suoi primi passi per conoscere
le arti decorative e ai principi rigorosi scritti nella carta del restauro su
come intervenire e conservare un oggetto per la sua conservazione.
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cofanetto dopo degli interventi di restauro documentati nella mia website |
Mi accorsi già nel lontano 1986 quando ebbi la fortuna di
insegnare intarsio nella mia scuola d'arte, che l'insegnamento doveva essere
solo eseguito da laureati, anche nei laboratori "pratici", mettendo da
parte il saper fare artigiano. Per certi punti di vista poteva essere
condivisibile, perchè, non tutti gli artigiani sono portati all'insegnamento, ma nel corso del tempo gli attuali professori generalmente
architetti, che ti devono insegnare le arti applicate, non sanno azionare
utensili e non conoscono le tecniche e le lavorazioni manuali, molta teoria e poca pratica. La mia opinione è che tra pochi anni anche il restauro subirà questa china, visto che diventerà un dottorato, dove si formeranno molti teorici e professionisti laureati che non sapranno praticare a fondo le arti e le conoscenze del mestiere. Lavorando prevalente per gallerie d'arte mi sono capitati, in questi ultimi anni, restauri molto importanti, su cofanetti intarsiati risalenti al periodo prerinascimentale, attribuiti alla bottega degli Embriachi.Fianco dei cofanetti prima e dopo l'intervento di restauro
Le documentazioni pubblicate nel mio blog sono divenute di
interesse, con mio piacere, ad una studentessa che sta frequentando l'Università
Internazionale d'Arte di Venezia. Mi scrisse una mail alla quale sono stato
piacevolmente lusingato, sul restauro che ho eseguito su questi preziosi
manufatti. Pochi giorni dopo la missiva dalla parte della studentessa dell’università, andai a Venezia per una visita alla biennale, e mi venne l’idea
di telefonare alla signorina, che mi invitò a conoscere l’Università veneziana
dove frequentava il corso di restauro. Per me fu una soddisfazione visitare
questo Istituto accompagnato dalla docente di restauro e dai ragazzi che mi
domandavano le tecniche e i metodi di restauro eseguiti in cassette intarsiate
della bottega degli Embriachi.
Stato di conservazione dei lati della cassetta
Mi porsero il prezioso cofanetto e detti le mie
considerazioni, su come reintegrare le cornici mancanti in osso o avorio e
ricostruire gli intarsi persi, ridando una giusta visione estetica al
manufatto.
Specificai che come nella mia bottega opero prevalentemente
interventi di restauro estetico, lavorando principalmente per gallerie di antiquariato e privati. Sapevo benissimo, da anni di onorevole
carriera, e molti confronti teorici e pratici sul problema della conservazione,
che il manufatto doveva rispettare le regole dettate dalla carta del restauro
di Cesare Brandi, che tutte le Soprintendenze e Fondazioni rispettano
rigorosamente a riguardo degli interventi di restauro.
Nei vari corsi di formazione, prima da allievo e poi da
docente Maestro Artigiano, mi sono sempre raffrontato, su come procedere e
usare materiali per un intervento di restauro, con responsabili di Musei,
Soprintendenze restauratori che operano prevalentemente per Enti pubblici. Non
sono una persona che va contro corrente e approvo in pieno le indicazioni della
carta del restauro, specialmente quando si tratta di opere pittoriche e
sculture. La mia obiezione è relativa alle mie esperienze di interventi che ho
eseguito nel corso del tempo in mobili e oggetti prevalentemente di legno con
la specifica dell'intarsio del restauro del mobile antico.
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coperchio del cofanetto |
La mia riflessione tornando alla cassetta in questione e di
come affronterei il restauro di questo manufatto, non capendo perché ci si
ostina ad essere rigidi sugli interventi di restauro quando abbiamo
informazioni sicure, specialmente sulle decorazioni intarsiate geometriche
ripetitive, quindi matematiche, il falso o l'intervento arbitrario non può
essere preso in considerazione. Un mobile o un cofanetto ha una sua architettura come un
palazzo ed è di difficile interpretazione arbitraria sulla reintegrazione di
cornici e decorazioni speculari o ripetitive, chiaramente sempre avendo dei
riferimenti certi. Perché non possono essere reintegrati ridando vita e dignità
ad un oggetto che così mal ridotto anche se destinato ad un museo, non può ritornare a brillare di luce propria, invece
di essere un moncherino, originale?
Anche se si vuole rimanere rigidi sugli interventi
conservativi, perché non riprendere le indicazioni che mi davano quando
frequentavo la mia scuola d'arte riprendere la tecnica filosofica della
anastilosi, reintegrando gli intarsi con piccole differenze o con essenze
simili ma diverse dall'originali per far evidenziare l'intervento di restauro.
Dopo questo gradevole incontro alla famosa Università, ritornando in bottega nel mio paese di Anghiari, mi scrisse la studentessa, ringraziandomi per la mia visita alla sua scuola e alle miei indicazioni sui provabili interventi di restauro, ma la risposta da parte dei proprietari di una nota Fondazione fu di lasciarla così come si trovava, per non creare interpretazioni falsate.Ritornando all'inizio delle mie riflessioni, mi sto
accorgendo, che il saper fare e la conoscenza delle vecchie tecniche, che
riguardano la mia materia legata al restauro degli arredi lignei, si sta piano,
piano, assottigliando. Il restauro può essere quella "pratica" che
tramanda e tiene in vita la cultura dei mestieri e delle tecniche antiche.
Certo che ci vogliono operatori manualmente e mentalmente preparati con una adeguata
formazione per operare un restauro. Sicuramente persone formate su basi, non
solo teoriche ma anche pratiche, avranno una sensibilità di come valutare e
affrontare un restauro, sapendosi fermare a qualunque operazione che possa
danneggiare un oggetto.
Il sapere e la cultura delle arti proprietà dei Maestri
Artigiani, che non sono stati presi in considerazione, per un percorso formativo all'interno dei Licei artistici e non abilitati attualmente nella
qualifica sul restauro, come tramandanti della cultura del saper fare, un giorno come la fenice ritorneranno ad essere
protagonisti.
Corsi sulle discipline della lavorazione del legno: intaglio, intarsio, doratura laccatura,restauro del mobile antico, riedizione e filologica di mobili antichi.
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